I problemi di udito in età pediatrica possono essere presenti sin dalla nascita oppure manifestarsi successivamente. La diagnosi precoce è fondamentale per il corretto sviluppo del linguaggio, dell’apprendimento e delle relazioni sociali: ecco perché è estremamente importante saper cogliere i possibili segnali, che spesso sono sottili o rischiano di essere sottovalutati. Analizziamo i principali sintomi e fenomeni a cui prestare attenzione e il modo in cui eventualmente intervenire.
I disturbi uditivi più frequenti nei bambini, che possono variare da una forma temporanea a quella permanente, sono:
In tutti questi casi vi è la possibilità di intervenire e risolvere il problema, ma il trattamento è più efficace quanto più è tempestiva e rapida la diagnosi.
Gli indicatori per capire se un bambino ha difficoltà a sentire i suoni o di un qualsiasi disturbo dell’udito sono diversi e variano a seconda dell’età:
Se uno o più di questi segnali si manifestano frequentemente, è opportuno rivolgersi al pediatra per sottoporre alla sua attenzione i comportamenti osservati, richiedere una valutazione audiologica specialistica ed effettuare eventualmente controlli specifici.
La sorveglianza dell’udito è compito dei genitori rientra nelle buone pratiche per la salute dei bambini: lo screening neonatale uditivo è parte integrante di questo processo. Le linee guida internazionali raccomandano il modello 1-3-6, che prevede appunto il controllo mediante test dell’udito sui neonati nel corso del primo mese di vita per individuare eventuali perdite uditive alla nascita, seguito da una diagnosi completa entro i 3 mesi in caso di screening non superato e l’avvio di interventi ad hoc entro i 6 mesi per i casi confermati. Lo screening uditivo sui neonati viene solitamente effettuato direttamente in ospedale nei giorni immediatamente successivi al parto e rientra nelle indagini obbligatorie a livello nazionale.
Nel caso invece in cui si sospetta un deficit di udito nei bambini o si colgono potenziali segnali di ipoacusia, è importante parlarne subito con un medico – come detto, il pediatra di famiglia o uno specialista – per diagnosticare il problema con precisione ed evitare possibili ritardi di linguaggio e apprendimento.
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